Decreto legislativo 231/2001 e la responsabilità amministrativa degli Enti

Il Decreto Legislativo n. 231/2001 ha introdotto la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato. Si tratta di una responsabilità autonoma che si aggiunge a quella penale della persona fisica che ha commesso il reato.

Cos’è, a chi si applica e quali sono le sanzioni previste

Il Decreto Legislativo n. 231/2001 ha introdotto la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato. Si tratta di una responsabilità autonoma che si aggiunge a quella penale della persona fisica che ha commesso il reato.

Indice

  1. A chi è rivolto il Decreto Legislativo 231/2001?
  2. Quali tipologie di reato include?
  3. Il Decreto Legislativo 231/2001: le sanzioni previste.
  4. Il modello 231 come strumento preventivo.

A chi è rivolto il Decreto Legislativo 231/2001?

Il Decreto individua i presupposti affinché gli enti – vale a dire gli enti forniti di personalità giuridica, le società e le associazioni anche prive di personalità giuridica – possano essere ritenuti responsabili.

Il reato deve essere commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso o da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza dei soggetti apicali citati.

Quali tipologie di reato include?

Il Decreto individua tassativamente i reati dalla cui commissione deriva la responsabilità amministrativa dell’ente (cd reati presupposti). Il catalogo dei reati, in continua evoluzione, include:

  • Delitti informatici e trattamento illecito dei dati
  • Delitti di criminalità organizzata
  • Peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e abuso d’ufficio
  • Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento
  • Delitti contro l’industria e il commercio
  • Reati societari
  • Reati con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico
  • Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
  • Delitti contro la la personalità individuale
  • Reati di abuso di mercato
  • Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché autoriciclaggio
  • Delitti in materia di violazione del diritto d’autore
  • Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria
  • Reati ambientali
  • Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare
  • Razzismo e xenofobia
  • Frode in competizioni sportive, esercizio abusivo di gioco o di scommessa e giochi d’azzardo esercitati a mezzo di apparecchi vietati
  • Reati tributari
  • Contrabbando

Decreto Legislativo 231/2001: le sanzioni previste.

Il sistema sanzionatorio della norma prevede, in base agli illeciti commessi, l’applicazione di sanzioni pecuniarie ovvero, nelle ipotesi più gravi, di sanzioni interdittive, della confisca del prezzo e del profitto del reato e la pubblicazione della sentenza, che naturalmente si ripercuote sull’immagine e sulla reputazione dell’ente.

Il modello organizzativo 231 come strumento preventivo

Tuttavia attraverso gli strumenti preventivi offerti dalla normativa, gli enti possono evitare le sanzioni conseguenti alla commissione dei reati.

Ciò accade se l’ente prova di avere preventivamente adottato ed efficacemente attuato modelli organizzativi e di gestione idonei a individuare e prevenire i reati presupposto. L’ente, inoltre, deve aver affidato a un proprio organismo, dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo, il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli e di curarne il loro aggiornamento.

Sebbene l’adozione del modello 231 sia facoltativa, il numero delle società che si sono adeguate ai principi ispiratori del Decreto è in costante aumento. Ciò perché i modelli 231 consentono di ridurre il rischio di subire le sanzioni nell’ipotesi di commissione dei reati ovvero il diffondersi di pratiche corruttive all’interno dell’azienda, nonché di restringere i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e infine di rafforzare la reputazione aziendale.

 

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